L’IO TRA LUOGHI E MEMORIA
IN MOSTRA
MICHELE BERTOLOTTO E GIULIA PIACCI
CORSO DI PITTURA DELLA VICE DIRETTRICE LAURA VALLE
INAUGURAZIONE GIOVEDÌ 22 DICEMBRE
ORE 18.30 VERNISSAGE + DJSET
VISITABILE NEI GIORNI 23,27,29 E 30 DICEMBRE SU APPUNTAMENTO
PASTIS – piazza Emanuele Filiberto 9B, Torino
Il secondo appuntamento di Casa Accademia, progetto che nasce dalla collaborazione tra Pastis ed Accademia Albertina, dopo la prima bi-personale di Giuseppe Gallace e Agapi Kanellopoulou, vede in mostra le opere di Michele Bertolotto e Giulia Piacci, studenti del corso di Pittura della Vice Direttrice Laura Valle.
La pittura conferma la sua condizione di tramite espressivo prediletto per l’ultima generazione, che la adopera sfruttandone l’ampia gamma di possibilità espressive e la capacità di simboleggiare sia la realtà oggettiva che la dimensione interiore.
In Michele Bertolotto prevale il tema della metropoli, vista come luogo dove si concentrano tensioni e positività del frenetico vivere quotidiano, fonte di ispirazione per le avanguardie della
seconda metà dell’Ottocento e della prima parte del Novecento, basti citare Baudelaire, Marinetti e Benjamin.
Le metropoli di Bertolotto svettano in verticale come canne d’organo, ai piedi degli edifici la città si estende con le sue strade bagnate che il riflesso fa sviluppare in una dimensione di ritmo visivo che confina con l’astrazione.
Sono strade dove la figura umana è assente, ma il senso di vuoto e di angoscia è stemperato dalla pallida ma confortante visione di una possibile via d’uscita.
La dimensione del ritratto è quella prediletta da Giulia Piacci.
Da un punto di vista semantico il ritratto designa la riproduzione delle fattezze di persone con
modalità tali per cui l’opera tende ad essere una copia speculare dell’originale o comunque ne esalti le caratteristiche personali e spirituali al di là delle impostazioni iconografiche e della tecnica usata, quest’ultima, nell’arte tardo moderna e contemporanea.
I volti raffigurati dall’artista dimostrano una forte carica espressiva che riconduce all’essenza della dimensione interiore.
L’uso accorto della materia, fatta colare sulla superficie della tela, genera la proliferazione di muffe che, al contrario di quello che potrebbe sembrare, donano vita al ritratto inquadrandolo nella inevitabile dimensione della memoria.