Descrizione corso: |
Il corso di “Storia e metodologia della critica d’arte “ è certamente importante per la formazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti.
Questo è facilmente intuibile se ci si sofferma sulla tipologia dello studente che opta per l’iscrizione all’Accademia, ancora di più alla luce del recente ricongiungimento al livello universitario, sebbene con iter tormentato e non ancora compiuto. Il corso di “Storia della critica “, infatti, ottempera ad una duplice esigenza, tale da appagare sia chi si iscrive con l’ambizione di dedicarsi alla pratica dell’arte o di altre professioni legate alla creatività, sia gli studenti desiderosi di approfondire un tirocinio soprattutto teorico e di esercitare, in un futuro prossimo, il non facile ed attualmente ambito mestiere di critico d’arte contemporanea, così come professioni ad esso collegate quali la didattica, la conservazione dei beni culturali, oppure il curatore di museo, il giornalista, o l’addetto alle pubbliche relazioni artistiche.
Questo perché la critica è diventata, nel bene e nel male, elemento centrale del complesso sistema dell’arte contemporanea. Quindi uno studente dell’Accademia, nella generalità dei casi, vi si imbatterà comunque, come artista o come individuo desideroso di impadronirsi dei rudimenti del mestiere, ferma restando quella superiore capacità intuitiva che sola può distinguere la grande critica, quella destinata a lasciare il suo segno su di un epoca.
Il corso si propone l’obiettivo ultimo di far comprendere come si sia arrivati a questo punto, quali sono i meccanismi che governano la critica d’arte contemporanea. Per giungere a ciò si partirà da molto lontano, non si approfondirà un singolo argomento a scapito di altri, per meglio rendere consci gli studenti della complessità, non casualità e ciclica ricorrenza degli eventi artistici. Sarà svolto un programma articolato, a partire dall’estetica classica greca e medievale, per giungere alle vicende dei giorni nostri. Questo perché l’esercizio della critica per lungo tempo si è inteso come attività divulgativa e speculativa, attorno all’arte ed agli artisti, condotta da personaggi di vario livello che non la intendevano, né avrebbero potuto farlo, come autonoma professione. La mutazione in questo senso avverrà a partire dalla definitiva acquisizione del concetto di autonomia dell’arte, quindi alla metà circa del Settecento, ed alla di poco successiva rivoluzione strutturale determinata dall’avvento della società industriale moderna, su di un cammino che scorre sempre più impetuoso lungo l’Ottocento ed il Novecento appena trascorso, ma nel quale siamo in realtà ancora calati, trovandoci tuttora a vivere una fase tipica di “fine secolo “.
Quindi, per affrontare le tematiche della critica “militante “ attuale, fenomeno che conosce in Italia una particolare caratterizzazione, si svilupperà un programma sincronico . Nella prima parte si affronterà il concetto di critica d’arte nella lunga fase della premodernità, partendo dall’estetica antica e medievale, per passare gradualmente ad approfondire il Rinascimento, il Manierismo, la stagione barocca, verificando la condizione del dibattito critico e la speculazione filosofica sull’arte, correlando il tutto alla parallela evoluzione dello stile e delle forme. Saranno poi analizzati aspetti fondamentali della storia della critica, anche in riferimento alle ripercussioni che ebbero nella successiva stagione contemporanea, quali il graduale delinearsi dell’autonoma professionale di questa disciplina, con le prime figure di filologi e storici dell’arte, e lo spazio sempre maggiore concesso alla recensione in presa diretta degli eventi, complice il sommovimento sociale seguito alla Rivoluzione Industriale, fenomeno particolarmente evidente nella Francia dei “Salons”, dalla seconda metà del ‘700 a tutto l’800. In questo contesto sarà concesso particolare rilievo all’analisi di figure intellettuali quali Charles Baudelaire e John Ruskin in grado, in Francia ed in Inghilterra, di anticipare quel rapporto di stretto connubio esistenziale con l’arte e gli artisti che costituirà la parte migliore e più autentica della critica novecentesca. La seconda parte sarà interamente dedicata ad un secolo contraddittorio e ricco di eventi come il Novecento, fondamentale per il rinnovamento del linguaggio dell’arte, che riesce ad emanciparsi dal naturalismo e dal vincolo prospettico e bidimensionale, a sua volta analizzato in due distinte fasi. La prima dalla stagione delle avanguardie storiche al 1945, con una disamina delle principali figure di storici dell’arte quali, tra gli altri, i due Venturi, Longhi, Berenson, Warburg, Panofsky, la teoria formale di Wolfflin. Inoltre si compierà una verifica parallela delle posizioni di due intellettuali atipici e, all’apparenza, antitetici come Marinetti e Benjamin, entrambi in grado di comprendere gli effetti rivoluzionari per l’arte e l’estetica arrecati dal grande sviluppo tecnologico e comunicativo.Sarà poi la volta del secondo ‘900, fino ai giorni nostri, dove si afferma sempre di più un concetto ed una pratica della critica come testimone ed ordinatrice della contemporaneità, con la figura, un tempo predominante, dello storico dell’arte, relegata ad un ambito sempre importante, ma ormai specialistico. Si partirà dalla stagione dell’Informale, per passare a quella pop e concettuale, ed approdare a quel lungo “fine secolo” iniziato dopo il 1975, con il ritorno alla pittura ed il ricorrente fenomeno della citazione, fino ai giorni nostri, caratterizzati da un eclettismo stilistico e dalla globalizzazione ormai planetaria di stili e di tendenze. In parallelo le vicende e la teoria della critica militante, in particolare quella italiana, unica per livello di creatività ed intuizione, ma anche per disomogeneità ed endemica conflittualità, sullo sfondo di un sistema che, nell’ultimo ventennio, si è distinto per volontà tenace di conservazione dei valori stabiliti e per sudditanza nei confronti dei meccanismi che presiedono il sistema internazionale dell’arte.
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